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Dopo l’«inutile strage» che aveva insanguinato l’Europa, l’aspettativa generale era di annientare i venti bellicisti e dare ai Paesi europei un futuro di pace. Politici, diplomatici, intellettuali, cittadini avvertivano che la Conferenza di Versailles era forse l’occasione che si era troppo a lungo attesa: il punto di svolta, il luogo e il tempo in cui dare al mondo regole che avrebbero scongiurato future guerre fratricide.
Accadde, invece, che molti, troppi interessi precipitarono sui tavoli dei negoziatori e ciò che ci si era proposti di raggiungere non si raggiunse. Anzi, la pace “malfatta” di Versailles fu premessa di accadimenti numerosi e nefasti e una – forse la principale – radice del secondo conflitto mondiale.
Descrizione
Versailles è celebre non soltanto per la sontuosa reggia che nel Seicento volle farvi costruire re Luigi xiv. Nel 1919, a conclusione della Prima guerra mondiale, a Versailles si tenne la Conferenza di pace che – si riteneva – avrebbe fatto svoltare i paesi europei e il mondo nella direzione di un assetto più giusto. Nuovi meccanismi internazionali – si auspicava – avrebbero permesso, di lì in avanti, di risolvere le controversie fra gli Stati con gli strumenti della diplomazia. Non più con le armi.
Dopo l’«inutile strage» che aveva insanguinato l’Europa, l’aspettativa generale era di annientare i venti bellicisti e dare ai Paesi europei un futuro di pace. Politici, diplomatici, intellettuali, cittadini avvertivano che la Conferenza di Versailles era forse l’occasione che si era troppo a lungo attesa: il punto di svolta, il luogo e il tempo in cui dare al mondo regole che avrebbero scongiurato future guerre fratricide.
Accadde, invece, che molti, troppi interessi precipitarono sui tavoli dei negoziatori: temi di politica internazionale e coloniale, antiche rivendicazioni e nuovi assetti territoriali furono discussi tanto quanto principi e garanzie. I 14 punti di Wilson, tra cui il diritto dei popoli all’autodeterminazione, si trovarono messi a confronto con le contraddizioni del Medio Oriente e con l’aspirazione italiana (fra le varie che si affacciarono) a far rientrare nei confini nazionali Fiume e la Dalmazia.
Il risultato della Conferenza fu, dunque, «modesto, se non meschino», come scrisse il celebre economista John Maynard Keynes, che vi prese parte, e i colossali risarcimenti che le potenze vincitrici richiesero agli sconfitti apparvero come una inaccettabile umiliazione. Non più tardi di vent’anni dopo, l’Europa e il mondo si ritrovarono affogati in un’altra guerra mondiale, più della Prima sanguinosa ed estesa. Che cosa non aveva funzionato a Versailles? Che cosa vi fu di sbagliato? E soprattutto: quanto lunga è l’eredità di conflitti che, da Versailles, ancora dura, dentro il nostro presente?
Pietro Pistolese, Generale di Corpo d’Armata dei Carabinieri (ris.). Nato a Parma, dopo l’Accademia Militare di Modena e la Scuola di Guerra ha conseguito la laurea ed un master in Scienze Strategiche presso l’università di Torino.
Ha retto incarichi di comando di vertice tra i quali, in Italia, Comando Interregionale «Pastrengo» (Lombardia, Piemonte, Liguria e Val D’Aosta); fondatore e Direttore del COESPU, «Center of Excellence for Stability Police Units», per la formazione delle Unità Internazionali di Polizia da impiegare nelle aree di crisi; Comando Legioni Regioni Carabinieri Marche e Liguria; Comando Carabinieri Paracadutisti “TUSCANIA”.
All’estero, in Medio Oriente è stato due volte comandante del Contingente Carabinieri e vice-comandante della Missione internazionale di pace (TIPH), «Temporary International Presence in Hebron» (1994–1997); Consigliere per la sicurezza della Missione dell’U.E. per le elezioni del Presidente e del Consiglio dell’Au-tonomia Nazionale Palestinese nel 1996; Comandante della Missione di pace europea EUBAM a Gaza (2005-2008). In Europa, in Albania, è stato Comandante in capo della Missione Multinazionale Europea di Polizia in Albania; a Bruxelles, Presidente del Gruppo di Valutazione Collettiva presso l’Unione Europea con il compito di valutare i Paesi aspiranti ad entrare nella Unione sotto i profili della cooperazione giudiziaria, controllo delle frontiere, traffico della droga, asilo ed immigrazione (semestre di presidenza italiano 2003).
È stato insignito di varie onorificenze tra cui: Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia; Commendatore della Repubblica Italiana; Medaglia mauriziana e Medaglia al merito della Croce Rossa Italiana.
È membro dell’Istituto di Diritto Internazionale Umanitario di Sanremo e della Società di Letture e Conversazioni Scientifiche di Genova.
Tra le sue pubblicazioni: Il Forte di S. Giuliano, ECIG, 1995; Afghanistan futuro cercasi, De Ferrari Editore, Genova 2012; La terra, il sangue e le parole, Stefano Termanini Editore, 2015 e numerosi articoli su riviste e su «Cahiers di Scienze Sociali» della Fondazione Università Popolare di Torino.