GUD Design 04 | 02_2021 “Orizzonte”

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Riflettendo su «Orizzonte», tema-sollecitazione e parola-chiave, l’esercizio di spingersi oltre, pur con scientifica e posata libertà, travalicando i confini delle specializzazioni, faceva parte delle premesse. Come una naturale espansione. Di orizzonte, in questo secondo numero della serie ordinaria di GUD 2021, abbiamo avuto modo di invitare a scrivere a partire dalla suggestione – una suggestione totale e “a maglie larghe” – di cui Marco Aime ci ha fatto dono. È suo il testo della call. Vi si tratta di orizzonte come matrice di possibilità, anche più che come limite (che pure è). Oltre l’orizzonte, vale a dire dall’altra parte dell’orizzonte, a lungo si è creduto che potesse celarsi la ragione per cui, da questa parte dell’orizzonte, le cose accadevano così come accadevano.

L’orizzonte, ogni orizzonte, è di per sé gravido di interrogativi e stimoli. Quello di mettersi in cammino e andare è fra i primi, perché – come Marco Aime ricorda, riprendendo Leroi-Gourhan – il mondo si scopre con i piedi. Poi c’è la linea: la più pura e la più primitiva delle linee pure. In principio e cioè prima che l’uomo acceda a qualunque esercizio di astrazione, di forme pure il cielo ne offre almeno due: il cerchio della Luna e del Sole, il punto delle stelle. La Terra, invece, di forme pure non ne ha nessuna: esse sono celesti. Tranne la linea, che è l’orizzonte. L’uomo del principio dovette percepirlo come a metà via: mezzo terrestre e mezzo celeste.

Stefano Termanini, direttore responsabile GUD

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