GUD 05 | 01_2022 “Esecuzioni/Executions”

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«Eseguire» come mettere in atto. Come far seguire all’esterno ciò che è stato, fino a un momento prima, dentro. Ovvero, liberare dall’in-potenza, dall’essere in nuce, far divenire nell’atto. Per il Platone del Timeo, che è il dialogo stesso in cui ci viene raccontato il mito di Atlantide, il cosmo comincia a esistere in virtù della sua «esecuzione» che è il punto in cui l’idea fa i conti con l’accidente e la ristrettezza della materia, il suo imprevisto, la sua connaturale decadenza. Il divenire – cioè l’«eseguire» – da una parte compie, dall’altra corrompe. Il Demiurgo, che del divenire si fa primo interprete, è l’artefice della copia imperfetta di un modello perfetto: da una parte il cielo e il pensiero divino, dall’altra la terra, il mondo, l’impasto degli elementi, il fare umano.

Come un demiurgo, l’architetto-artista vive, e qualche volta sconta, il processo che dà concretezza all’idea, facendone pieno e vuoto, luce e ombra, cemento e mattoni. L’esecuzione ha a che fare con la qualità della materia prima, degli strumenti a disposizione, con il tempo. Eseguire mette alla prova, espone al rischio dell’imprevisto.

Stefano Termanini, direttore responsabile GUD

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