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«Eseguire» come mettere in atto. Come far seguire all’esterno ciò che è stato, fino a un momento prima, dentro. Ovvero, liberare dall’in-potenza, dall’essere in nuce, far divenire nell’atto. Per il Platone del Timeo, che è il dialogo stesso in cui ci viene raccontato il mito di Atlantide, il cosmo comincia a esistere in virtù della sua «esecuzione» che è il punto in cui l’idea fa i conti con l’accidente e la ristrettezza della materia, il suo imprevisto, la sua connaturale decadenza. Il divenire – cioè l’«eseguire» – da una parte compie, dall’altra corrompe. Il Demiurgo, che del divenire si fa primo interprete, è l’artefice della copia imperfetta di un modello perfetto: da una parte il cielo e il pensiero divino, dall’altra la terra, il mondo, l’impasto degli elementi, il fare umano.
Come un demiurgo, l’architetto-artista vive, e qualche volta sconta, il processo che dà concretezza all’idea, facendone pieno e vuoto, luce e ombra, cemento e mattoni. L’esecuzione ha a che fare con la qualità della materia prima, degli strumenti a disposizione, con il tempo. Eseguire mette alla prova, espone al rischio dell’imprevisto.
Stefano Termanini, direttore responsabile GUD
Descrizione
“Strano constatare come una parola così definitiva possa, nei suoi primi significati, evocare le immagini più disparate: auliche come quelle legate a performance anche artistiche o, al contrario, spaventose come quelle legate a gesti irrimediabili.
Tuttavia, in questa sede, il punto di vista che interessa sottolineare è quello della delicata fase del progetto, nella quale, attraverso un passaggio complesso che coinvolge una pluralità di fattori, si passa da una ipotesi ad una proposta, dall’idea al progetto e, ancora, dal progetto alla realizzazione.
Spesso si ricorre alla metafora del ‘foglio bianco’ per esprimere una condizione di smarrimento, di mancanza di riferimenti, ma in realtà, se ci si sofferma a riflettere, il cosiddetto foglio bianco in qualsiasi forma si presenti costituisce già una sorta di riferimento progettuale importantissimo: introduce già una scelta (o meglio una serie di scelte) che riguarda un elemento cardine dell’esecuzione, ovvero, il linguaggio a cui ci si affida per raccontare una ‘storia’, specialmente quando questa parla di architettura e non solo”.
[dalla call di Maria Elisabetta Ruggiero, Università di Genova].