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Al numero 7 di GUD, primo del 2023, abbiamo dato il titolo «Sinapsi». È un titolo-lead «Sinapsi», a voler legare architettura e design e neuroscienze. A farle parlare, in un flusso fluido e sonoro di pensiero, come accade nei molti casi che gli Autori del numero illustrano e in altri, che si intravvedono oltre le frontiere della ricerca di cui si dà conto. «Sinapsi», per dare la misura e il perimetro di una riflessione a cui, sempre più, si impone la necessità di includere e collegare e poi di comprendere che cosa significhi “collegare” e come questo avvenga. Se è vero che ci sono più sinapsi in un cervello umano di quante stelle ci siano nella Via Lattea (e, a differenza delle stelle della Via Lattea, tutte fra loro interconnesse), le sinapsi esprimono una complessità organizzata; ma ci dicono anche e fin dalla similitudine che pare la sola capace di spiegare la loro vastità, che intagliare confini fra il “dentro” e il “fuori”, ciò che pure resta la più immediata percezione dell’architettura, è un prodotto più culturale che reale e che rimuoverli, come l’insegnamento delle neuroscienze e la mappa delle “sinapsi” ci insegnano, lo è di sicuro: un prodotto, anzi una mèta culturale, dei tempi che ci attendono, l’obbligo di apprendere nuovi linguaggi, per poterli mescolare, per poterli parlare; l’opportunità necessaria di una creatività rinnovatrice, libera fin quasi all’estremo eppure, proprio com’è una rete di sinapsi in un cervello umano, mai senza struttura né regola.
Stefano Termanini, direttore responsabile GUD
Descrizione
“Nel campo dell’architettura e del design, e non solo, progettare implica un articolato avvicendarsi e sovrapporsi di processi di modellizzazione fra loro interrelati.
Ogni progettista, in relazione ai differenti contesti operativi e a seconda del proprio stile cognitivo, delle proprie abitudini, inclinazioni e insegnamenti ricevuti, sceglie, di volta in volta, in modo più o meno consapevole, il tipo e la sequenza di modelli di cui avvalersi per rappresentarsi e rappresentare, comprendere, man mano defi nire l’oggetto del suo lavoro.
Per l’architetto o il designer, sono modelli la narrazione orale o scritta, il disegno a schizzo, piuttosto che la maquette di studio, il disegno geometrico o al computer, 2D o 3D, il modello numerico strutturale, fisico-tecnico, economico, ecc. Il mutuo, continuo, circolare scambio di informazioni fra questi processi di modellazione permette di precisare pian piano il progetto. Anche le immagini mentali – «abitanti per eccellenza della mente umana» (Kosslyn, 1999: 17) – costituiscono uno dei più straordinari sistemi di modellazione nel campo dell’architettura e del design. Grazie ad esse, il progettista, attraverso
la ricombinazione di ricordi, può prefigurare e definire l’oggetto del suo pensiero, simulando di rapportarvisi percettivamente e cinestesicamente come forse nessuno degli strumenti prima citati può permettergli di fare.”
[dalla call di Andrea Giachetta, Università di Genova].