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In una terra che è poco più che terra di nessuno, in un paese che ha confini posti a metà tra realtà e fantasia, il circo Grande Mauritania fa sventolare la propria bandiera sopra i grandi spicchi colorati di un tendone ormai male in arnese. Tra clown, maghi, incantatori di serpenti, cantanti e zingare, Marvin Tuvache, impresario di esperienza, dopo essere stato a lungo boia del carcere di Caracas, si trova davanti ad alcune delle prove più insormontabili della propria varia esistenza. Fino a che punto lo spettacolo deve andare avanti?
Descrizione
[disponibile dal 20.12.2022 | si può già prenotare] “Il Grande Mauritania era il solo esemplare ancora in circolazione di quella prolifica e variopinta razza di circhi che – soprattutto nel secolo precedente – aveva invaso e poi battuto palmo a palmo le isole caraibiche, con il suo corteo di acrobati, prestigiatori, nani e forzuti colossi, di donne bellissime o invece barbute. Gli abitanti di quelle latitudini ne potevano ricordare a decine, e l’eterna disputa su quale fosse stato il migliore di tutti era destinata, per assioma, a non giungere mai ad una soluzione: chi diceva El Coriandolo di Jorge Serrano, noto per i suoi primati acrobati; chi El Planetario dei fratelli polacchi Jacoposky, due gemelli la cui dimestichezza con i coltelli li aveva resi più famosi come tagliagole che artisti di strada; chi – ancora – l’indimenticato Tempios di Jesus Carmelito Navarro, El criquet di mister Garbutt, un inglese che aveva visto nel Vecchio Continente troppe battaglie e aveva fatto un biglietto di sola andata, o invece il leggendario Portobello di Mallán Triscornias, anche conosciuto come il circo della baja.
Ognuno di questi spettacoli d’arte varia, nei tempi d’oro, compariva come dal nulla il giovedì nell’ora della siesta; allestito in poche ore, per un intero fine settimana illuminava a festa la piazza principale del paese, per poi sparire in un soffio di vento, lasciando dietro di sé adulti stupefatti, bambini che da quel momento avrebbero per qualche anno sognato di unirsi a una carovana circense, tanti piccoli mucchi di immondizia e sterco, un pulviscolo di zolfo e lustrini, biglietti omaggio per il prossimo spettacolo e uno spiazzo di erba calpestata e ingiallita, quasi come se da lì fossero passate le orde di Attila”.
Giacomo Gavarone, genovese classe 1981, è laureato in Legge, lavora in una società di shipping ed ha tre figli.
Grande Mauritania, scritto fra Rio de Janeiro, Genova e Stintino, è il suo primo romanzo.
Il testo ha ricevuto menzione nel Concorso Premio InediTO – Colline di Torino ed è stato finalista nel Premio internazionale Città di Como.