Flavio Menardi Noguera – Italo Vescovo “I Teatri di Finale”, Stefano Termanini Editore (ISBN 9788895472850)

40,00  Iva inclusa

Il libro ricostruisce la vita teatrale e musicale di Finale dal 1752 al 1956, anno “critico” che segna la chiusura per inagibilità dei due teatri storici della città: l’Aycardi (del 1804) e il Sivori (del 1868).

Descrizione

Il libro ricostruisce la vita teatrale e musicale di Finale dal 1752 al 1956, anno “critico” che segna la chiusura per inagibilità dei due teatri storici della città: l’Aycardi (del 1804) e il Sivori (del 1868). I due teatri sono al centro della narrazione ma non l’esauriscono, infatti, si parla anche della politica culturale dei comuni di Finalborgo e Finalmarina, poi unificati nel comune di Finale Ligure (1927); dei rapporti con Genova, Savona e Alassio; dei maestri e delle scuole gratuite di musica; dei filodrammatici e delle società filarmoniche; del fenomeno dei “teatrini” presenti nei collegi storici (Ghiglieri e Aycardi), nelle scuole e negli oratori; della musica sacra; di artisti importanti legati a Finale (Camillo Sivori, Nicolò Massa, Simplicio Gualco) e di altri oggi dimenticati; delle compagnie drammatiche o liriche che si esibirono in città portando a volte attori e cantanti famosi; dei prestigiatori e degli spettacoli d’arte varia; dei famosi “veglioni” (ai quali si accorreva da tutta la provincia); dell’arrivo del cinema e della sua diffusione; e di altro ancora. Una parte importante è rappresentata dallo studio dell’organizzazione degli spettacoli e dell’articola- zione delle stagioni carnevalesche, mentre un’attenzione particolare è rivolta all’aspetto sociale grazie a descrizioni di costume a volte assai intriganti. Ri- costruendo un anello importante di quella “rete dei teatri storici della Liguria” che negli ultimi decenni si è auspicato con forza di rimettere pienamente in funzione, il libro giunge a tratteggiare un caso esemplare rispetto alla civiltà teatrale e musicale italiana dell’Ottocento.

Gli Autori:

Rinunciamo a compilare le nostre biografie e preferiamo sottolineare la motivazione profonda che sta alla base di questo libro, frutto di quarant’anni di ricerche, di certo intermittenti, ma mai interrotte. All’origine sta la “scoperta” da parte nostra dei due teatri storici di Finale che, nei primi anni Ottanta del secolo scorso, giacevano in stato di abbandono e degrado da quando, nel 1956, erano stati dichiarati inagibili. Scattò una specie di “innamoramento”: se i luoghi hanno un anima, alcune ope- re dell’uomo continuano a “parlare” anche quando sono dimenticate e un teatro chiuso ha un suo fascino dolente ma irresistibile.
Ci lanciammo a perdifiato nella ricerca senza trascurare nulla: archivi, biblioteche, vecchi giornali, fotografie, manife- sti e testimonianze, allargando il raggio d’azione fin dove possibile (fino alla Biblioteca Nazionale di Firenze e al Conservatorio di Milano).
Questo lavoro ci permise di ricostruire – e in qualche modo di rivivere – la vita teatrale e musicale di Finale lungo due secoli, con le sue particolarità e i suoi risvolti sociali. Il Teatro Aycardi e il Teatro Sivori erano i testimoni solidi e dunque superstiti d’un insieme più va- sto e eterogeneo fatto anche di molte cose svanite nel tempo. In essi la comu- nità finalese si era riconosciuta e ri- specchiata. Erano due tasselli fondamentali di un mosaico complesso che divenne nostro compito ricostruire nel modo più preciso possibile. Ma lo studio non bastava a quell’amore: scen- demmo dunque sul piano pratico con l’Associazione Amici del Teatro Sivori che si propose di promuovere il restauro e il recupero funzionale dei teatri e risvegliare la città dal suo torpore. Seguirono dibattiti e confronti anche aspri, il tema dei teatri fu sollevato in occasione delle elezioni amministrative, demmo vita ad un giornale tutto no- stro, organizzammo innumerevoli viaggi a teatro per ritrovarne il gusto, convegni e molti concerti.
Fu una stagione esaltante, di grande impegno che si protrasse fin quando l’amministrazione avviò i primi lavori… Queste vicende e quelle che seguirono meriterebbero fosse scritto un altro libro.
La ricerca comunque non si fermò mai ed il materiale andò accumulandosi.
Nel tempo, abbiamo fatto svariate cose, prendendo spunto dai ritrovamenti e dai filoni di indagine che mano a mano andavano aprendosi, ma restava pur sempre da raccontare in modo esauriente tutto quello che avevamo trovato.
Innamorarsi vuol dire stabilire e accet- tare un legame e se l’amore non è effi- mero richiede continua attenzione. I teatri di Finale e tutto ciò che stava loro attorno e li spiegava voleva essere raccontato. Dovevamo farlo.