Libri come testi, ma anche come “pretesti”. Libri posti al centro di conversazioni che da essi (e attorno ad essi) si irraggeranno per affrontare argomenti che hanno a che fare con il nostro presente. E’ questo il “format” del ciclo Libri da incontrare. Tre conversazioni di Storia e Letteratura, nato dalla collaborazione tra la Fondazione Elisabeth de Rothschild e Stefano Termanini Editore, quest’anno alla sua prima edizione, presso il Palazzo Lignana di Gattinara di Rivalta Bormida, sede della Fondazione.
Ad aprire il ciclo, il prossimo 11 maggio, alle 17, sarà una conversazione con Pietro Pistolese, generale di corpo d’armata dei Carabinieri, e Simon Petermann, professore emerito presso le Università di Liegi e Bruxelles, sul tema della pace in Terra Santa. L’incontro avrà quale “testo-pretesto” il libro di Pietro Pistolese e Simon Petermann La terra, il sangue e le parole. Israele e Palestina: un percorso minato verso la pace (Stefano Termanini Editore, 2015).
Tra il 2005 e il 2008 il generale Pietro Pistolese, generale di Corpo d’Armata dei Carabinieri, due volte vicecomandante della missione TIPH a Hebron, più volte in missione all’estero, in Albania e nei Balcani, è stato comandante della Missione di pace europea (EUBAN) al Valico di Rafah.
Erano anni difficili e, in apparenza, cruciali. Come narra il libro La terra, il sangue e le parole, pareva che la pace fosse finalmente una meta raggiungibile. Che fosse divenuta possibile.
Accanto al generale Pistolese lavorava, quale consigliere politico, il professor Simon Petermann, oggi emerito alle Università di Liegi e Bruxelles.
Pietro Pistolese e Simon Petermann, così come nel corso del loro lavoro per la pace, “sul campo”, hanno unito le forze e i punti di vista per scrivere un libro importante, in cui si ripercorre una storia lunga e dolorosa, in cui si spiega quali siano le motivazioni profonde – religiose, storiche, morali, “mitologiche” addirittura – per cui in Terra Santa è tanto difficile ottenere il risultato della convivenza pacifica e della pace duratura.
Il libro narra anche tante storie “particolari”: vi sono volti e vi sono persone. Vi sono famiglie e le loro storie, che non appartengono al quadro della grande storia, ma che fanno quello di una terra contesa, su cui si proiettano codici e sottocodici, illeggibili per chi guarda da fuori – almeno in tanta parte. Con queste storie in carne ed ossa il libro – e la conversazione che ne scaturirà – si mette alla prova per farci capire perché la pace sfugga e che cosa si potrebbe fare perché sia afferrata.