Sui giornali uscì un articolo che faceva riferimento alla Luna. Il titolo era, più o meno, questo: «Dall’Aeroclub di Genova si decolla per la Luna». Ma la Luna (si sa che i titolisti, non di rado, cercano il sensazionalismo) non c’entrava per niente. Franco Malerba aveva da poco raggiunto l’orbita terrestre a bordo dello Space Shuttle (31.7.1992-7.8.1992): era il primo astronauta italiano e tutti a Genova ricordavano che il brevetto di volo Malerba l’aveva conseguito proprio all’ Aeroclub Genova – Scuola Di Volo. L’orbita terrestre, non la Luna, ma ne aveva fatta di strada! Molta, moltissima. E tutto era cominciato di lì – questo andava riconosciuto.
Era il 1994 e l’Aeroclub di Genova stava, a poco a poco, uscendo da quelle che erano parse indistricabili sabbie mobili. Claudio Senzioni – come egli stesso, con Dino Frambati, racconta nel libro «Volare e vincere. L’incredibile storia dell’Aeroclub di Genova», Serel | Stefano Termanini Editore – cominciava a dormire sonni appena più tranquilli. Il Club, che era stato fondato nel 1928 dal coraggiosissimo Giorgio Parodi e che nel 1955 era stato presieduto da Carina Negrone, l’aviatrice straordinaria che Arturo Ferrarin aveva definito «nata da una costola d’Icaro», si preparava a ricevere la visita di S.A.R. Amedeo Di Savoia Aosta , anch’egli pilota appassionato. I tempi bui erano passati; l’Aeroclub stava per tornare alla ribalta dell’attenzione di giornali e giornalisti.
Quand’ecco l’imprevisto. L’incidente, l’inciampo della sorte. Su un Siai 205 R che vola verso La Spezia ci sono Gianni Carlevaro, 45 anni, e Nino De Milani, 55. Sono due piloti esperti. Ma il motore del Siai, improvvisamente, si spegne: è quella che, in gergo, i piloti chiamano “piantata motore” e c’è poco da fare. A due miglia da Riomaggiore – CinqueTerre i piloti provano a mettere in azione la pompa carburante di emergenza e a pescare dall’altro serbatoio. Il problema non è lì, non si sa dove sia, e l’aereo intanto continua a perdere quota. Carlevaro manovra sulla cloche, riduce la velocità dell’apparecchio a circa 150 km/h. Sono a pelo d’acqua e la coda dell’aereo cala in mare, come fosse un timone. «Sembrava di aver tirato il freno a mano o di aver gettato l’ancora», avrebbe dichiarato, poco dopo l’incidente, Gianni Carlevaro.
Qualche minuto a galla, poi la cabina si riempie e l’aereo si inabissa. I due piloti ne escono e, poiché c’è un pescereccio lì vicino, lo raggiungono a forza di braccia. Se si pensa a come sarebbe potuta finire, sono molto fortunati. Se la cavano con poco: Carlevaro è leggermente ferito alla fronte, De Milani si è fratturato due costole.
«Ero a Firenze», ricorda Claudio Senzioni nel suo libro, «ma appena ho appreso la notizia, non ho indugiato un attimo. Mi sono precipitato a Genova […]. Le informazioni erano scarse, se non addirittura nulle. Non si riusciva a sapere niente, se non che era precipitato un aereo dei nostri, della nostra flotta, e questo faceva salire e crescere l’apprensione e la preoccupazione da parte di tutti. Soltanto a tarda sera ci arrivarono le notizie tanto attese. Ci telefonarono i piloti, che stavano rientrando a Genova […]. Per non preoccupare le loro famiglie, non avevano fornito i loro nomi veri e la loro identità e per questo non li trovavamo!».
La paura era svanita. I piloti erano salvi e questo solo contava. Commenta Senzioni: «Timori e ansie potevamo ormai lasciarceli alle spalle».
Trovi questa storia e molte altre nel libro di Claudio Senzioni e Dino Frambati, «Volare e Vincere. L’incredibile storia dell’Aeroclub di Genova», con prefazione di Vittorio Sgarbi , Serel | Stefano Termanini Editore, 2022 (è in libreria e qui: https://bit.ly/ClaudioSenzioni_DinoFrambati_VolareVincere )