GUD08 02_2023 | Naïf/Naïve

 

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GUD08_02_2023_Naïf/Naïve

Parigi, ventun agosto 1886. L’inaugurazione del Salon des Indépendants scuote gli animi degli
amanti e dei sostenitori dell’arte impressionista. Senza giuria o vincoli stilistici, chiunque, con
quindici franchi in tasca, può partecipare. Accademico o no. Tra le opere spicca
Un soir de
carnaval dell’autodidatta Henri Rousseau: un’esplosione di luna bianca e nuvole plastiche si
stagliano contro un cielo crepuscolare in cui una coppia in maschera sembra fluttuare nell’aria
uscendo direttamente da una pubblicità del cioccolato della Belle Epoque.
L’opera segna il debutto mistico del Douanier Rousseau. A quarantun anni abbandona gli uffici
daziari parigini per diventare il principale esponente della pittura naïf. E lo fa con una produ-
zione artistica sostanzialmente priva di legami con qualsiasi cosa fosse allora codificata come
arte accademica e persino d’avanguardia. Pur collocandosi ai margini delle tendenze artistiche
dell’epoca, nella sua produzione le Avanguardie riconoscono una via di fuga dalla modernità.
La sua arte diventa presto un rifugio, una dimensione fuori dagli schemi, un luogo magico
dove l’immaginazione si libera e l’autenticità trionfa sulla rigida struttura delle convenzioni
artistiche.
Naïf”, letteralmente “nativo”, “spontaneo”, descrive un linguaggio artistico ingenuo, senza sche-
mi né preconcetti. Accessibile a tutti. Affronta con candore, talvolta onirico, aspetti quotidiani,
trasformandoli in visioni poetiche, celebrando la bellezza che emerge dalla fusione di oppo-
sti. Privato di formalismi, il
naïf si manifesta – quasi analfabeta – nelle forme più alte e felici
dell’arte e della cultura, diventando fondamento per tendenze diverse e sfidando le norme. La
sua celebrazione della diversità e della bellezza inaspettata, unita all’abbraccio creativo senza
restrizioni e alla sfida alle norme convenzionali, rende il
naïf fondamentale per l’evoluzione dei
linguaggi. Inevitabile allora la domanda: può esistere un’architettura
naïf? È possibile trasporre
con precisione questa via dall’arte all’architettura?

(da NAÏF E ARCHITETTURA, di Beatrice Moretti, Davide Servente, curatori del numero)

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