Eugenio Montale: al tempo di Ossi di seppia “mi pareva di vivere sotto una campana di vetro, eppure sentivo di essere vicino a qualcosa di essenziale”

«E andando nel sole che abbaglia / sentire con triste meraviglia…» eccetera eccetera. La prima poesia. Nel 1960, in un singolare “autocommento”, scritto per la pubblicazione di un’antologia di sue poesie, tradotte in lingua svedese, Eugenio Montale riprendeva quella «strofa» che diceva fra le sue prime e quel suo stato d’animo di allora («avevo vent’anni»): «uno stato d’animo di estrema desolazione trasposto in un paesaggio che oggi si direbbe “esistenziale”, ma che era allora semplicemente il paesaggio naturale in cui vivevo».

Negli ultimi cent’anni, da allora a qui, si è fatto un gran parlare della Liguria e della sua essenza poetica; della sua capacità naturale di ispirare una certa poesia. Scriveva Montale: «La Liguria orientale – la terra in cui trascorsi parte della mia giovinezza – ha questa bellezza scarna, scabra, allucinante». Aveva provato un verso che vi aderisse, «ad ogni fibra».

Emilio Cecchi se ne accorse, disse che in «Ossi di seppia» «tutto si svolgeva sotto un velo di allucinazione». E Montale confermò: «Mi pareva di vivere sotto una campana di vetro, eppure sentivo di essere vicino a qualcosa di essenziale». Era come essere separati da una rivelazione, ma di poco, come per interposizione di «un velo sottile», che si sarebbe potuto infrangere, con «un’eplosione». Sarebbe stata «la fine dell’inganno del mondo come rappresentazione».

Credo che ci sia una lezione da cogliere, fra tutte: la poesia può essere una intuizione, un lampo, una gibigianna (a Montale piaceva questa parola), ma non può essere mai una scorciatoia. Ci si arriva al termine di uno scavo, una ricerca mai compiutamente soddisfatta, una strada in salita, uno studio lungo e faticoso. «Ho tradotto molto – diceva Montale di sé e del percorso che gli aveva fatto trovare le parole – cinque drammi di Shakespeare […]; il “Cid” di Corneille; il “Faust” di Marlowe; il “Billy Budd” di Melville, parecchi entremeses e racconti di Cervantes; un volume intero di liriche straniere ecc.». [stefano termanini]

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– Rita Parodi Pizzorno, Le Antiche Mura ([open access] https://bit.ly/3F92TaB )

– Paolo Castagnola, Tra le parole e il sale (https://bit.ly/3yRb0b0)

– Antonietta Bocciardo, Or si frange l’onda (https://bit.ly/AntoniettaBocciardo_orsifrangelonda)

(foto: Stefano Termanini Editore)