una presentazione scritta, in attesa che ritorni possibile presentare il libro davanti ai nostri lettori così come era previsto per il 9 marzo alla Biblioteca Berio (presentazione ANNULLATA causa presenazione coronavirus)
Il Risorgimento era stato, per larga parte, interpretato da non cattolici. I cattolici o vi si erano opposti o ne erano rimasti estranei. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale il movimento cattolico, che fino ad allora era stato visto come ostile alla unità nazionale, si schierò. Il “divieto” per i cattolici di prendere parte alla vita politica – il non expedit che la Penitenzieria Apostolica aveva sancito nel 1874 – venne di fatto meno nel giugno 1916 con l’ingresso di Filippo Meda, quale ministro delle Finanze, nel governo Boselli, ma i cattolici stavano già dimostrando, al fronte, che era possibile amare la Patria ed essere buoni cattolici e si erano mobilitati, attraverso un reticolo di associazioni, casse rurali, società cooperative e di mutuo soccorso, leghe operaie, a sostegno dei lavoratori chiamati allo sforzo bellico, delle loro famiglie, di un Paese sconvolto e piagato dalla guerra.
Al governo del Paese vi era allora la prima Camera dei Deputati eletta nel 1913 con suffragio universale maschile: vi si rappresentava anche, in percentuale non trascurabile dopo il celebre “patto” che prese il nome da Ottorino Gentiloni, il voto e il volere politico dei cattolici. Sedeva sul soglio pontificio Benedetto XV, il genovese Giacomo della Chiesa, eletto papa il 3 settembre 1914, quando da un mese appena l’Austria-Ungheria aveva dichiarato guerra alla Serbia, la Germania alla Russia e alla Francia e, dopo l’invasione del neutrale Belgio, anche la Gran Bretagna era scesa in campo contro la Germania. La Chiesa genovese stava vivendo da tempo sospesa in un clima di instabilità: come ricorda, nel libro, Giovanni B. Varnier, nel primo quarto del Novecento si succedettero alla guida della Diocesi di Genova ben otto arcivescovi. Tra questi, centrale nel periodo bellico, mons. Lodovico Gavotti, spostato dal papa dalla sede di Casale Monferrato a Genova nel 1915 e scomparso prematuramente, vittima della “spagnola”, l’antivigilia di Natale del 1918.
Nella Seconda parte di Dio e Patria. I cattolici genovesi nella Grande Guerra, Giovanni B. Varnier si occupa di alcuni «momenti» della vicenda dei cattolici genovesi durante la Grande Guerra, prendendo in esame il ruolo delle Società Operaie Cattoliche, le posizioni espresse dalla stampa cattolica genovese e quelle tenute dai giovani cattolici genovesi, i quali «aderirono in modo convinto alla guerra, in tal modo facendo venire meno la pregiudiziale di essere contrari all’unità d’Italia». Detto altrimenti, i cattolici furono buoni, ottimi soldati, egualmente animati da devozione religiosa e fede nella Patria, come si legge, tra le altre, nelle toccanti Lettere dal fronte di Giosuè Borsi, soldato volontario, poi ufficiale, caduto a Zagora durante un attacco, «deciso a fare tutto il mio dovere – come scriveva alla madre –, fino all’ultimo, da forte e buon soldato». Il libro si addentra nel racconto dell’opera dei cappellani militari, delle suore e del movimento cattolico femminile. Mai con paragonabile intensità prima di allora, infatti, la guerra portò le donne fuori dalle mura domestiche e creò le condizioni – pur sempre drammatiche – perché esse si sostituissero agli uomini anche in lavori e compiti che erano stati tradizionalmente maschili.
Tra le «Figure rappresentative», a cui il libro dedica la propria Terza parte, compaiono Lodovico Gavotti, arcivescovo di Genova, di cui si ripubblica una lettera pastorale del 1916; Pietro Zuccarino, tenente durante la guerra, poi vescovo di Bobbio; Angelo Cambiaso, vescovo di Albenga, che fu incriminato per disfattismo a causa di una sua lettera pastorale di cui si ordinò il sequestro; il cappellano militare e cappuccino Vittorio Consigliere; il barnabita padre Giovanni Semeria; Vittorio Casassa, assistente FUCI e cappellano militare; il sacerdote Giacomo Massa; il deputato Filippo Guerrieri; la terziaria francescana Francesca Teresa Rossi, di cui è in corso il processo di beatificazione, e Ifigenia Du Lac Capet, una delle protagoniste del movimento cattolico femminile, responsabile fra l’altro dell’Ufficio per notizie alle famiglie dei militari di terra e di mare.
Nella Quarta parte del suo libro, la più ampia, Giovanni B. Varnier pubblica alcuni «Documenti». Tra questi, una vivace lettera del soldato alpino Dionisio Boasso al Circolo cattolico di Sestri Ponente, elenchi di sacerdoti diocesani militari e di militari cappuccini della Provincia di Genova, lettere di incitamento e conforto scritte dal parroco don Giuseppe Leveratto al soldato Mario Giovanni Parodi, che molto più tardi sarebbe stato combattente per la libertà nella Resistenza e sindaco di Campomorone (1955-64), un estratto del volume Ascensioni Spirituali, pubblicato nel 1930 a cura della Federazione Diocesana genovese della Gioventù cattolica italiana, con prefazione del card. Carlo Dalmazio Minoretti ed elenchi di caduti e decorati, una sentita celebrazione dei fratelli Camillo e Francesco Marrè, caduti «eroicamente» nel corso del conflitto, dovuta alla penna del sociologo, giurista e uomo politico Antonio Boggiano Pico.
Giovanni B. Varnier ha insegnato nelle Università degli Studi di Urbino, Torino e Genova, dove ha ricoperto anche la carica di preside della Facoltà di Scienze Politiche. È autore di ricerche di carattere giuridico-politico e storico. Si è occupato, in particolare, di storia delle istituzioni ecclesiastiche in età moderna e contemporanea e dei rapporti tra Stato e Chiesa, sia a livello di vertice sia nei risvolti di carattere locale./ [stefanotermaninieditore@gmail.com]
Videopresentazione del libro: https://youtu.be/h7GC6Z7VjWs