Una vita passata a raccontare la musica e il teatro a Genova e in Liguria.

[Comunicato Stampa]

Nel Ridotto del Teatro Sociale di Camogli, Roberto Iovino presenta il suo libro “Uccidete Calaf!” (Serel | Stefano Termanini Editore), che raccoglie cinquant’anni di scritti musicali e teatrali

Sabato 11 febbraio 2023, alle ore 17,30, presso il Ridotto del Teatro Sociale di Camogli, verrà presentato il libro di Roberto Iovino “Uccidete Calaf! Articoli, scritti e testi teatrali sulla musica (1972-2022)”, Serel | Stefano Termanini Editore (pp. 310). Interverranno, con l’autore, il sovrintendente e direttore artistico del Teatro Giuseppe Acquaviva, la flautista Nicole Olivieri e il pianista Dario Bonuccelli. Coordina Massimo Pastorelli.

«”Uccidete Calaf!” Di Roberto Iovino – ha scritto Paolo Lingua nella prefazione al libro, la cui bella copertina si deve a Sara Casciaro – può apparire al primo sguardo una sorta di antologia di scritti di un critico musicale nel corso d’una lunga carriera, ancorché iniziata quando era ancora molto giovane. In realtà è un prodotto assai complesso e molto originale, nonché molto profondo. Iovino ha messo insieme mezzo secolo di lavoro, con un inizio quando non era ancora ventenne, segno di una passione e d’una tenacia professionale non comuni».

«Il libro – spiega Roberto Iovino – raccoglie articoli, testi teatrali, riflessioni sulla musica che ripercorre cinquant’anni della mia attività di critico musicale a Genova. Il collegamento con Genova è continuo all’interno del libro perché i personaggi che nel libro affiorano hanno avuto contatti con la storia di questa città nell’arco di circa mezzo secolo».

Il libro è suddiviso in gruppi di testi o aree, ciascuna delle quali collegata alle altre. La prima raccoglie interviste, tra le più significative realizzate da Roberto Iovino nell’arco della sua cinquantennale carriera, già pubblicate su il «Corriere del pomeriggio», il «Corriere mercantile», «La Stampa», «La Repubblica» il «Giornale della Musica», e qui riproposte. Vi sono, poi, «Ritratti e approfondimenti», quattro «Incontri impossibili», con musicisti insigni, che l’autore immagina di incontrare e intervistare (Beethoven, Paganini e Mascagni, oltre a una improbabile convention fra questi musicisti), due «Testi per il teatro» e un gruppo di «Racconti e riflessioni critiche». Ultimo è il testo «Uccidete Calaf!», con il quale Roberto Iovino spiega le ragioni della sua scelta del titolo: «Ci sono due personaggi lirici che io proprio non sopporto – ha spiegato Roberto Iovino – e sono Pinkerton e Calaf. Perché sono insulsi, stabiliti tali dalla genialità di Puccini, che esalta la figura femminile nelle sue opere. Calaf, in particolare, lo trovo negativo. Negativo perché, come sappiamo, manda in giro il padre cieco per il mondo senza alcuna pietà, guarda Liù che si suicida e non muove un dito. Considerando quanto Puccini abbia penato per arrivare alla conclusione di quest’opera, mi sono permesso di “dare” un consiglio a Puccini: forse la soluzione migliore sarebbe stata far sì che la Turandot stesse fino in fondo al gioco, ingannasse Calaf, si facesse dire il nome e poi, alla fine, dicesse: “Uccidete Calaf!”».

«Sono molto contento di questo libro – ha detto Stefano Termanini – che siamo orgogliosi di aver pubblicato e che è per noi importante: lo è per il suo contenuto e per la circostanza per cui lo si è pubblicato, ovvero la celebrazione dei cinquant’anni di critica musicale di Roberto Iovino. Libro ricchissimo di spunti, vario, eppure coeso, “Uccidete Calaf!” porta il suo lettore in giro per la storia teatrale e musicale di Genova. Gli fa ricordare i teatri e le produzioni del passato, gli artisti che ne hanno calcato i palcoscenici. Libro pieno di invenzione, fra l’altro (si pensi, a questo riguardo, ai testi teatrali e alla sezione degli “incontri impossibili”), “Uccidete Calaf!” si conclude con una riflessione sul ruolo del critico musicale nella società contemporanea. Roberto Iovino ci racconta come si lavorasse nelle redazioni dei giornali cinquant’anni fa, agli albori della sua carriera, come si corresse a portare il proprio pezzo in redazione a notte alta. Ci racconta, poi, degli articoli dettati al telefono, dell’avvento dei fax e dei primi computer e finisce con il riflettere su quella nostra contemporaneità in cui il critico rischia di essere sorpassato dalla notizia istantanea, “battuta” da chiunque sui social. È forse necessario, si chiede, che il critico si interroghi riguardo a un ruolo, che, forse, dovrà essere ripensato».

Roberto Iovino (Genova, 1953), laureato in Matematica e diplomato in Musica Corale e Direzione di Coro, ha insegnato storia della musica dal 1980 al 2018 presso il Conservatorio «N. Paganini» di Genova, istituto nel quale ha ricoperto la carica di direttore dal 2014 al 2018.
Da oltre vent’anni è docente a contratto presso il Disfor dell’Università di Genova dove insegna «Educazione musicale». Critico musicale, collabora con «La Repubblica», con l’Ansa, e, sin dalla sua fon-dazione, con «Il Giornale della musica». Ha fondato e dirige il giornale di cultura e spettacolo online www.linvito.net.
Per circa vent’anni, a partire dal 1977, ha collaborato con la Rai (Rai 3 e Radio 3) per programmi radiofonici e televisivi, nazionali e regionali. È stato l’ideatore e il coordinatore delle Celebrazioni Verdiane «Genova 2001» nonché l’ideatore di un gioco multimediale («I Tre Colori») dedicato al Risorgimento Italiano (2011). È stato per molti anni componente del Comitato artistico del «Premio Paganini», concorso in cui ha ricoperto per diverse edizioni il ruolo di direttore artistico ad interim: nel 2002 ne ha pure presieduto la Giuria, mentre per l’edizione del 2021 ne è stato nominato vicedirettore artistico. Presidente dell’Associazione «Amici di Paganini» dal 2018 al 2021, ha fondato e dirige, nell’ambito dell’Associazione stessa, il «Centro Paganini per la ricerca e la didattica».
Per i suoi studi su Mascagni ha ricevuto nel 1998 il «Premio Internazionale Luigi Illica».

Tra le principali pubblicazioni di Roberto Iovino si ricordano:” Luigi Cortese, la vita e l’opera” (con D. Prefumo, prefazione di Gianandrea Gavazzeni), Genova, 1979; “Mascagni, l’avventuroso dell’opera”, Milano 1987; “I palcoscenici della lirica I”, (con altri), tre voll., Genova, 1990-1993; “La Repubblica degli Enti Lirico-Sinfonici” (con F. Ernani), Torino, 1993; “Pietro Mascagni, Epistolario” (a cura di M. Morini, R. Iovino e A. Paloscia), due voll. Lucca, 1996-1997; “Gli Strauss”, Firenze, 1998; “Giuseppe Verdi genovese” (a cura sua e di S. Verdino), Lucca, 2000; “Musica e musicisti nella storia”, Genova, 2002; “Niccolò Paganini, un genovese nel mondo”, (con F. Oranges), Genova, 2004; “Un viaggio tra musica & humor” (con F. Oranges), Genova, 2005; “Fabrizio De Andrè, l’ultimo trovatore”, Genova, 2006; “Sinfonia gastronomica” (con I. Mattion, finalista al «Premio Bancarella per la cucina», 2007), Milano, 2006; “Carlo Felice, radiografia di un teatro sull’orlo di una crisi di nervi”, Genova, 2008; “Conversazioni musicali” (di E. Sanguineti, a cura di R. Iovino), Genova, 2011; “Paganini” (graphic-novel, con N. Olivieri, G. Carosini, M. Mastroianni), Genova 2018; “Marco Sciaccaluga e il Teatro”, Genova 2019.
Autore di testi teatrali, di Roberto Iovino sono stati rappresentati: “Davanti a lui tremavan le biscrome: il critico in musica” (1988); “A proposito di Amadeus…” (1999); “Paganini, l’ultimo viaggio” (con A. Bagnasco, F. Oranges, 2007); “Nel salotto di Casa Maffei” (con L. Pescio, 2010); “Telecamere su Verdi” (con A. Nicolini, 2013).

Fondazione Teatro Sociale Camogli

Stefano Termanini Editore

ed ecco come la presentazione è andata…

Presentazione di “Tra le parole e il sale” di Paolo Castagnola: Lega Navale di Chiavari e Lavagna, Chiavari, 11 febbraio 2023, ore 17

Comunicato Stampa

Sabato 11 febbraio 2023, alle ore 17, presso la sede della Lega Navale di Chiavari e Lavagna, Box 51, Porto Turistico di CHIAVARI, la Lega Navale organizza la presentazione del libro di Paolo Castagnola, «Tra le parole e il sale», fotografie di Roberto Orlando, con prefazione di Alessandra Lancellotti, introduzione di Rossella Galeotti, nota critica di Stefano Termanini, Serel | Stefano Termanini Editore, pp. 82.

Interverranno, con Paolo Castagnola, Monica Corte, presidente Lega Navale Chiavari e Lavagna, che introdurrà l’incontro, Alessandra Lancellotti, prefatrice del libro, Roberto Orlando, giornalista e fotografo, l’autore chiavarese Paolo Ricciardi, l’editore Stefano Termanini.

Paesaggi di Liguria, mare, cielo, aria salsa. E ricordi: quelli dei genitori, per primi, fatti rivivere in un viaggio tanto impossibile quanto desiderato e dell’avita casa che porta il nome del fratello «giovane che più non torna». La notte, silenzioso guscio di pensieri che si arrotolano, gli uni sugli altri, che s’avviluppano, s’addipanano. La solarità di Boccadasse, del Golfo del Tigullio, della stagione che giunge ariosa e preferita – il maggio, il giugno odorosi. La ricerca dell’amore, dentro e fuori di sé, e il valore dell’amicizia. Sono questi i valori della poesia di Paolo Castagnola, nella sua raccolta «Tra le parole e il sale». Infine, quando il percorso, che è del corpo, della vista e dell’anima, sta per chiudersi e, con esso, sta per chiudersi il libro, sopraggiunge la Verità, dea leggera che avvicina, rende comprensibile, fa perdonare.

La visione di Paolo Castagnola – ha scritto Alessandra Lancellotti nella prefazione – è «lucida, scarna» e «si stempera nell’eco dell’onda di ricordi lontani, di volti amati talvolta perduti e poi ritrovati». L’autore – ha scritto Stefano Termanini nella sua nota critica – intraprende «il cammino erto della poesia […] con rigore e con coraggio, arrampicandosi sui sentieri della Liguria, che sono pur sempre meno ripidi dei sentieri dell’amore e della ricerca di senso». La sua è una poesia che “avviene”, ha scritto Rossella Galeotti nella sua introduzione: «c’è sempre un momento […], richiamato esplicitamente o evocato in un dettaglio, in cui si comprende che la poiesis è avvenuta e ha fatto prigioniero il lettore. L’ha sedotto, e non può più fuggire».

Paolo Castagnola è nato a Genova (1964). Dal 2005 risiede a Sturla dopo un lungo periodo vissuto a Sori, paese natale di suo padre dove ama tornare nella stagione estiva. Appassionato di letteratura fin dai tempi delle scuole superiori, ha pubblicato nel 2014 il libro «Uno sguardo oltre», un viaggio tra i sentimenti raccontato tra riferimenti autobiografici e spirituali. Negli ultimi anni si è dedicato alla poesia, venendo premiato in due edizioni consecutive (2020 e 2021) nella sezione «Oltre la vita» del premio letterario internazionale Franco Delpino di Santa Margherita Ligure e nella sezione “Silloge di poesia” del premio letterario internazionale “Città di Sarzana” 2022. «Tra le parole e il sale» è la sua prima raccolta di poesie, premiata con il primo premio al concorso “Le Grazie Portovenere – La Baia dell’Arte” 2022, sezione poesia edita.| [8.2.2023]

Per altre informazioni: www.stefanotermaninieditore.it | stampa@stefanotermaninieditore.it

Ed ecco come la presentazione è andata…

Paganini, Sivori, la sua manoscritta promessa al padre e la catastrofe della memoria digitale

UN ANNO DI LIBRI ( 10 )

Erano partiti pieni di entusiasmo. In quattro: con Camillo Sivori, enfant prodige di appena 12 anni, erano lo zio Nicolò, il fratello Nicolino, il maestro Agostino Dellepiane. Da Genova, nel maggio 1827, erano andati a Londra, poi a Parigi. Per attraversare la Manica avevano preso un passaggio su un battello a vapore. Tempo bello, mare calmo. Il viaggio era durato circa quattro ore: dalle 9, quando si erano imbarcati a Calais, alle 13, quando erano scesi a Dover. A Londra i Sivori potevano contare su amicizie importanti. Forse per intercessione di Giuditta Pasta, Camillo aveva suonato all’Her Majesty’s Theatre e all’Argyll-Rooms. Era stato un successo. Ma, poi, con l’arrivo dell’estate, la stagione dei concerti era finita, Londra si era svuotata e i Sivori si erano spostati in Francia, a Parigi. Parigi era stata prodiga di incontri eccellenti e di elogi; non di concerti da cui trarre “sostanza”, ovvero risultati economici sufficienti a rientrare delle spese. Da Genova, Alessandro Sivori, padre di Camillo e finanziatore di quella tournée sui generis, se ne dispiaceva. E Camillo più di lui. Gli scriveva, dunque, da Lille, l’11 giugno 1828: “Sento che Paganini guadagna molti denari a Vienna, era meglio che aspettassi ancor io di avere quarantacinque anni per andare a Londra, e venire a Parigi, perché in tal modo non avrei occasionato a V.S. tante spese, ma ci vuole pazienza; stia allegro che procurerò di guadagnare in seguito studiando molto, e bene”. Sotto aggiungeva i suoi saluti affettuosi, inviati al padre e alla madre, e il suo nome: “Camillo”. Quella promessa, vergata con caratteri ancora infantili (li riproduciamo qui, per un piccolo pezzo), colpisce. Vi si trova un misto di amarezza e di positiva caparbietà. Camillo Sivori, al padre che teme di aver deluso, fa una promessa che segnerà la sua vita: studiare, studiare “molto, e bene”.

E mentre ci chiediamo (oggi, giornata della scrittura manuale) che cosa mai sarebbe rimasto di questi sentimenti e pensieri, se, invece che essere scritti a penna, su un pezzo di carta, furtunosamente recapitato da Lille a Genova 195 anni fa e ancor più fortunosamente per 195 anni conservato, fossero stati affidati a un’email o a un messaggio… ricordiamo il nostro volume di Atti del Convegno Internazionale di studi “Paganini: genesi ed eredità di un mito”, Genova 25-26 ottobre 2021, nell’ambito del Paganini Genova Festival 2021, a cura di Mariateresa Dellaborra, Roberto Iovino e Danilo Prefumo, Serel | Stefano Termanini Editore, pp. 322 (li trovi in libreria e a questo link: https://bit.ly/Paganini_genesi_eredità_di_un_mito ).

Amplissima la messe dei contributi pubblicati, tutti di alta qualità, su Paganini, la sua opera e i suoi “eredi”. Primo di questi, Camillo Sivori. E su di lui ci piace ricordare, fra i molti e importanti saggi che, nel libro, meriterebbero di essere commentati e che altrove commenteremo, il lavoro di Flavio Menardi Noguera e Stefano Termanini sulla tournée americana che Camillo Sivori avventurosamente compì, accompagnato dal fratello Giovanni Battista, tra il 1846 e il 1850.