A Castel Dragone, a Camogli, il 25 luglio 2024, ore 21, Filippo de Grenet parla del suo romanzo “Ombre Azzurre”. Con Stefano Termanini, editore

Giovedì 25 luglio alle ore 21:00 presso il Castel Dragone a Camogli verrà presentato il libro di Filippo de Grenet “Ombre Azzurre”, Serel | Stefano Termanini Editore, pp. 216. Interverranno Filippo de Grenet, autore, e Stefano Termanini, editore.

“Ombre Azzurre” è ambientato nel 2685. La Terra è sovrappopolata e inquinata. I governi nazionali hanno lasciato il passo a un’unica Federazione Ecologica Planetaria che offre agli abitanti della Terra due sole alternative: accontentarsi di un magro reddito di cittadinanza o emigrare nella colonia extraterrestre di Excalibur, un pianeta del sistema di Sirio, dove le giornate durano 72 ore e c’è neve ogni mattina e temporali e tempeste di sabbia ogni sera. La famiglia Hackap si convince a emigrare su Excalibur e a cominciare là la sua nuova vita. Il viaggio interplanetario dura un anno. Intraprenderlo significa rinunciare per sempre alla Terra. Tornare indietro, infatti, è impossibile.

«La storia di questo libro – spiega Filippo de Grenet – è un po’ come il suo protagonista John Blackrot: proviene dal lontano passato. Ho cominciato a immaginarla, e scriverla, quand’ero ancora ragazzo, sulla scia dei libri e, soprattutto, film, che più mi avevano emozionato. Al principio era una storia di avventura, che avrebbe potuto essere ambientata in qualunque epoca. Scelsi di ambientarla nel futuro perché ero affascinato dalla fantascienza, ma anche perché volevo poter raccontare di eventi di portata storica, senza che si sapesse subito come sarebbero andati a finire. Diventato adulto, cominciai a riscriverla, eliminando le ingenuità iniziali, modificandola, estendendola. Finché non ho convinto Stefano a pubblicarla».

«“Ombre Azzurre” – dice Stefano Termanini, editore – è un libro che avvince e interroga il suo lettore. Si tratta di un’avventura e Filippo de Grenet l’ha collocata in un futuro sufficientemente lontano per poter immaginare una tecnologia avanzata, tale da consentire, per esempio, viaggi interplanetari. La storia è ricca di suspense. Ma è intessuta anche di umanità e di valori: “Ombre Azzurre” celebra la lealtà, la fedeltà ai propri ideali, l’amicizia, la libertà».

Filippo de Grenet, nato a Firenze, è cresciuto tra Monfalcone, Arenzano e Padova, dove si è laureato in Ingegneria. Il lavoro sui sistemi gestionali lo ha portato, da Bergamo, a lunghi soggiorni all’estero, in Portogallo, Russia, Brasile, Nord America. Oggi, ormai da alcuni anni, risiede a Genova ed è a Genova che ha completato il suo romanzo.

«Ho cercato di scrivere la storia di fantascienza che mi sarebbe piaciuto vedere nel mio film ideale», aggiunge Filippo de Grenet. «Una storia che fosse emozionante, coinvolgente, ma anche verosimile, sia sotto il profilo storico sia dal punto di vista scientifico. Voglio dire che ho escluso elementi paranormali o descrizioni di astronavi assurde. Il mio vuole essere un racconto di avventura, che si sviluppa in un possibile futuro e che ha quale tema centrale il viaggiare. Infatti, la storia di “Ombre Azzurre” nasce intorno all’idea di viaggio interstellare, rispettando la Teoria della Relatività e ciò che essa prescrive in merito alla dilatazione del tempo. Ma è anche una storia che ho sviluppato in un periodo della mia vita in cui viaggiavo molto e questi viaggi le sono entrati dentro. Viaggio, dunque, non solo nello spazio; anche nel tempo, nella memoria, nella Storia, nella vita».

La presentazione del libro è a cura del Comune di Camogli. Ingresso libero, fino ad esaurimento posti.

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Donatella Mascia presenta “Sadia. Storia di una donna”, Stefano Termanini Editore, Acqui Terme, 6 luglio 2024, ore 18, sala conferenze ex Kaimano

Sabato 6 luglio 2024, alle ore 18, ad Acqui Terme, presso la Sala conferenze ex Kaimano, si terrà la presentazione del romanzo biografico «Sadia. Storia di una donna» di Donatella Mascia, Stefano Termanini Editore. Interverranno, dopo il saluto istituzionale di Matteo Ravera, consigliere delegato alla Biblioteca Civica del Comune di Acqui Terme, Carlo Prosperi e Carlo Sburlati, cui verrà affidata la presentazione del libro, quindi Donatella Mascia, autrice, e Stefano Termanini, editore. Sarà presente Sadia Sharmin Rita, personaggio e protagonista, la cui vita è oggetto della narrazione del libro, che porterà, dalla sua vera e viva voce, la sua testimonianza di donna che è riuscita a sottrarsi a un destino di violenza e umiliazione.

«Sadia – dice Stefano Termanini, editore – è, al tempo stesso, la protagonista del più recente libro di Donatella Mascia e la summa di tutte le donne, anzi di tutti gli esseri umani, che un inspiegabile omaggio a vecchi riti e tradizioni condanna a subire umiliazioni e sofferenze. Appena più che bambina, Sadia, ragazza del Bangladesh, è costretta dalla famiglia a legarsi in matrimonio a un uomo ignorante e violento, che lei detesta. Per liberarsi e trovare la sua strada, per riappropriarsi della sua vita, Sadia prima fugge, poi chiede aiuto alle istituzioni italiane. È l’Italia, che in questo libro fa un’ottima figura, a darle consapevolezza delle sue possibilità, a offrirle lingua e cultura, protezione e un nuovo futuro. Sadia sarà libera di costruirlo come si sente e secondo i suoi desideri».

Presentato per la prima volta l’11 maggio scorso, al Salone Internazionale del Libro di Torino, il romanzo di Donatella Mascia nasce e germoglia da una storia vera. Donatella Mascia e Sadia ci dicono, per mezzo di questo libro, che può capitare di dover combattere per tornare padroni del proprio destino. Ma che si può avere la meglio. «Se ce l’ho fatta io – dice Sadia Sharmin Rita –, possono farcela anche altre donne come me».

Dice Donatella Mascia: «Alcuni lettori mi hanno chiesto: “perché questo romanzo?”. Ci sono molte ragioni, rispondo io. Ho voluto dare un messaggio di speranza. Questo è il mio primo obiettivo. Dinanzi ai fatti di cronaca di cui ogni giorno leggiamo, fatti drammatici, spesso cruenti, la storia di Sadia è storia a lieto fine: Sadia, come abbiamo detto, “ce la fa”. Voglio dire, però, che il primo impulso a scrivere il libro mi è venuto dal cuore. È Sadia che mi ha ispirata. Sadia è giovane, minuta, delicata, ma la sua forza interiore ti avvolge e ti travolge. La conosci e non puoi tacere, devi dire tutto, devi essere impietoso, perché non c’è più spazio per la reticenza».

«Sadia» è un libro scritto con uno stile che taglia come un coltello, che è tutta azione e forza, pathos e valori, fatti che accadono e invito, per il lettore, alla riflessione e alla consapevolezza – a saperne di più, per impedire che accadano fatti ingiusti, ad agire per un mondo in cui la speranza di un destino migliore sia a tutti accessibile. «Sadia, attraverso la sua storia, vuole dire grazie a tutti coloro che l’hanno aiutata» conclude Donatella Mascia. «Noi vogliamo dire grazie con lei. Tutti insieme. Vogliamo gridare “grazie”, con Sadia, tutti in coro. E fare la nostra parte perché storie come la sua non debbano verificarsi mai più».|

Mercoledì 10 luglio 2024, alle ore 18 al Nuovo Teatrino Ducale Maurizio Gregorini presenta – con un reading d’autore – “A Genova c’è”, Stefano Termanini Editore

Mercoledì 10 luglio 2024, alle ore 18, verrà presentata – in “prima” assoluta – la nuovissima raccolta di poesie di Maurizio Gregorini, «A Genova c’è», Serel – Stefano Termanini Editore. La presentazione avverrà nel Nuovo Teatrino Ducale, spazio progettato da Simone Cantoni, l’artefice della ricostruzione di Palazzo Ducale dopo il drammatico incendio del 1777, e solo recentemente (2022) riaperto nel settotetto settecentesco del Palazzo Ducale di Genova, al di sopra dei celebri Saloni del Maggiore e Minore Consiglio. Dopo il saluto istituzionale, interverrà l’editore Stefano Termanini e Micaela Gregorini canterà una canzone in lingua genovese. La presentazione si svolgerà in forma di reading d’autore, con accompagnamento alla chitarra di Luca Borriello. L’ingresso è gratuito. Data la capienza del Teatrino Ducale, per la migliore organizzazione dell’incontro, si chiede di prenotare al numero di telefono 392.9130126.

«“A Genova c’è” è la mia quinta silloge poetica e finalmente è dedicata alla mia città» dice Maurizio Gregorini, organizzatore di cultura e cultural manager del Comune di Genova. «È una raccolta scritta nell’arco di pochi mesi ed ha, perciò, una forte compattezza e unità. È molto sentita, c’è molto cuore dentro: io amo e odio Genova in maniera parossistica e sanguigna, come tutti i veri genovesi. Genova è una città di grandi contrasti e dialettiche. Dalla dialettica e dai contrasti – lo si dice ed è vero – nasce spesso la scintilla della poesia. La poesia non appartiene a chi la scrive. Arriva a noi, ma prescinde da chi la scrive. Viene da un’altra parte: dall’alto o dal basso, non si sa. Viene per appartenere a tutti. Per questo mi piace dire che “A Genova c’è” l’ho scritto io, ma l’hanno scritto, con me, tutti i genovesi».

Sono ventinove le poesie raccolte nella silloge di Maurizio Gregorini «A Genova c’è», precedute dalla prefazione di Francesco De Nicola. «Nella nuova raccolta di Maurizio Gregorini, con copertina tratta da un quadro della pittrice genovese Carolina Italiani, “A Genova c’è” è una sorta di refrain, di affabile formula iniziale, che si propone quale invito alla lettura e all’esplorazione» dice Stefano Termanini, editore. «Genova ha questa dimensione plurale, che concordi le riconobbero i grandi viaggiatori del passato: da Stendhal a Wagner a Čechov, di cui è celebre l’affermazione secondo cui a Genova, più che altrove, si può trovare l’anima del mondo. A Dickens che diceva di sentirsi attratto perfino dalle pietre di Genova, città in cui restava sempre qualche cosa d’altro e in più, alla cui esplorazione dedicarsi; qualcos’altro da scoprire. Dal mare di Genova a Genova che “si ama da sola”, la nuova raccolta di Maurizio Gregorini offre al lettore uno stupefacente panorama. Che è e che diviene un itinerario di lettura, lungo il quale chi scrive e chi legge condividono una stessa intimità, una complicità con Genova, amata nei suoi alti e bassi, colta nelle sue supreme bellezze, ripresa eppure accarezzata nelle sue trascurate bruttezze».

La «sfida» di «A Genova c’è» di Maurizio Gregorini, scrive Francesco De Nicola, professore presso l’Università di Genova, saggista, presidente del Comitato di Genova della Società Dante Alighieri – «è coraggiosa», data la lunga lista dei «poeti del Novecento che, spesso in versi indimenticabili, hanno raccontato i molteplici aspetti del fascino di Genova: grandi poeti come Dino Campana, Camillo Sbarbaro e Giorgio Caproni, ma anche poeti meno noti e tuttavia non meno dotati come Nicola Ghiglione e Adriano Guerrini». La «sfida» di Maurizio Gregorini, spiega il professor De Nicola, trova una via originale «ispirandosi, come suggerisce il titolo, a quello che “a Genova c’è”: una scorribanda per la città nei luoghi che la caratterizzano nella sua essenza spesso meno nota e lontana da quella delle più consuete forme promozionali, ma non per questo meno significativa e anzi proprio per questo più capace di suscitare inattese curiosità».

Maurizio Gregorini (1959) ha fondato e diretto per 18 anni la Scuola D’Arte Cinematografica di Genova. Ha pubblicato quattro raccolte di poesia, un libro di fotografia e un saggio su Martin Scorsese. Ad oggi ha diretto come regista circa 100 filmati (videoclip, spot, documentari), in veste di sceneggiatore ha scritto le “bibbie” di due fiction TV per Rai e Mediaset e alcuni corti/filmati di videoarte, diretto le esterne di svariati programmi TV nazionali per Mediaset e conseguito alcuni premi in merito. È stato ideatore, curatore e direttore artistico di numerose e importanti mostre d’arte contemporanea, fotografia, cinema e festival di letteratura. Da settembre 2018 è Cultural manager per il Comune di Genova, nel cui ruolo ha curato e organizzato mostre, grandi eventi culturali, gestito politiche culturali complesse e manifestazioni dedicate alla street art.|

Il Nuovo Teatrino Ducale, nel sottotetto settecentesco del Palazzo Ducale, sopra i Saloni dei Consigli, così come costruito da Simone Cantoni nella seconda metà del Settecento e recentemente restaurato dall’arch. Andrea Martinuzzi (2022)