GUD 08 | 02_2023 “Naïf/Naïve”

25,00  Iva inclusa

“Naïf”, letteralmente “nativo”, “spontaneo”, descrive un linguaggio artistico ingenuo, senza schemi né preconcetti. Accessibile a tutti. Affronta con candore, talvolta onirico, aspetti quotidiani, trasformandoli in visioni poetiche, celebrando la bellezza che emerge dalla fusione di opposti. Privato di formalismi, il naïf si manifesta – quasi analfabeta – nelle forme più alte e felici dell’arte e della cultura, diventando fondamento per tendenze diverse e sfidando le norme. La sua celebrazione della diversità e della bellezza inaspettata, unita all’abbraccio creativo senza restrizioni e alla sfida alle norme convenzionali, rende il naïf fondamentale per l’evoluzione dei linguaggi. Inevitabile allora la domanda: può esistere un’architettura naïf? È possibile trasporre con precisione questa via dall’arte all’architettura?

(da NAÏF E ARCHITETTURA, di Beatrice Moretti, Davide Servente, curatori del numero)

Descrizione

“Laboratorio di idee, questo numero, come già altri. E verifica di un presupposto (l’idea stessa di naïf), che si sapeva tutt’altro che inscalfibile e neutro. E percorso, infine, perché forse anche più
che per altri temi e numeri di GUD, riflettere e lavorare sul tema del naïf, della naïveté, ha suggerito ai curatori di costruire non una semplice giustapposizione di contributi, bensì una trama ove i contributi si incontrino e s’intreccino. Un rischio in apparenza paradossale fa ombra alla ricerca dello studioso, ogni volta che si addentra in una ricerca di questo tipo: trovare ciò che sta cercando – non trovare di per sé, ma trovare troppo facilmente e quasi subito. Mentre si sottrae al rischio, GUD 08 illustra al lettore in quale modo il naïf possa essere sconoscenza delle regole dell’arte e sua rivitalizzazione, nella stessa misura in cui certa lingua letteraria cin-
quecentesca, esemplata sui modelli del Trecento e sui lessici accademici, ricorre agli apporti dialettali o “vernacolari” come a nuova linfa.

Naïf può essere sinonimo di “edilizia” (spontanea, popolare, di regime) e contrapporsi all’architettura degli architetti. Può nascondere il vigore di una spontaneità intesa a collezionare ogni oggetto, di qualsiasi e anche nessun valore, e a fare a meno di ogni teoria. Può essere sinonimo di pratico, funzionale e, perfino, di banale. Può annoverarsi nella categoria del kitsch: come il kitsch, il naïf conosce processi di attenuazione
e normalizzazione, viene digerito, si appiattisce sul paesaggio. È, d’altra parte e in più di una
occasione, come mostra questo numero di GUD, una via consapevole e “colta” per riavvicinare
l’architettura alla vita reale delle persone o a quella sua rappresentazione ideale che diventa, nel
quotidiano sentire, aspirazione e rassicurante sogno. ”

[dalla nota editoriale di Stefano Termanini, direttore responsabile di GUD]

 

Ti potrebbe interessare…