Emilio Franzina, La terra ritrovata

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Nella seconda metà dell’Ottocento gli italiani raggiungono il Brasile attraverso una “rete” di agenzie e spedizioni, capace di generare un importante giro d’affari di cui si alimentano le fortune, spesso alterne, di avventurieri e mediatori. Gli italiani emigrano secondo “modelli” che – anche nel modo stesso di emigrare – si distinguono da altri e danno vita a una mitologia propria, intessuta di fatti ogni volta singolari e spesso simili gli uni agli altri.

È così che, nel mezzo di questa storia collettiva, emergono figure rese emblematiche dalla lucidità, forse più spesso dall’occasionalità della testimonianza scritta, la cui vicenda pare riassumerne altre, innumerevoli, per la maggior parte prive di un’identità personale: Giuseppe Banfi, garzone di bottega, corista, avventuriero in Paraná; Enrico Secchi, memorialista, amministratore di fazendas e infine industriale a Rio de Janeiro, Minas Gerais e San Paolo; Giulio Lorenzoni, agricoltore e poi pubblicista, il cui racconto rievoca dall’interno l’emigrazione veneta nel Rio Grande do Sul; Oreste Bissoli che, non tra i primi, ma già in un bene inoltrato “secolo breve”, si trova a sperimentare e narrare l’emigrazione italiana in Espírito Santo; Bortolo Belli, già ufficiale di stato civile, quindi segretario comunale, pubblicista e romanziere sensibile alle lusinghe di redditizie avventure commerciali, nonché, a San Paolo, propagandista del caffè brasiliano.

I saggi e le ricerche raccolti nel libro tracciano un bilancio approfondito e coerente degli studi italiani su storia, storiografia e memoria della prima emigrazione agricola in Brasile.

Emilio Franzina, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Verona, è studioso delle migrazioni di fama internazionale.

Il libro è pubblicato nella collana «Dal porto al mondo» promossa da CISEI e diretta da Antonio Gibelli.

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Descrizione

Nella seconda metà dell’Ottocento gli italiani raggiungono il Brasile attraverso una “rete” di agenzie e spedizioni, capace di generare un importante giro d’affari di cui si alimentano le fortune, spesso alterne, di avventurieri e mediatori. Gli italiani emigrano secondo “modelli” che – anche nel modo stesso di emigrare – si distinguono da altri e danno vita a una mitologia propria, intessuta di fatti ogni volta singolari e spesso simili gli uni agli altri.