25,00 € Iva inclusa
Proporre alla riflessione dei nostri autori una riflessione sull’Analogia – così come la redazione ha fatto per questo primo numero del 2021 di GUD Design, terzo della nuova serie – è stata premessa generosa di conseguenze. In nuce così come ex post.
Analogia come modo della percezione, come sostrato, tela, riferimento costante, posto tra il “vecchio”, presente come modello, e il “nuovo” che è chiamato a esistere dentro un tessuto di relazioni. Analogia come linguaggio: ci mette nella condizione di parlare dell’ignoto, mentre ci induce a ragionare sul noto. Analogia come riflesso della cultura “alta”, che si riverbera e attenua in una cultura più diffusa e popolare. Che prende la via della moltiplicazione, non semplice produzione di multipli, priva di originalità, ma riscoperta e, qualche volta, addirittura reinvenzione. Analogia come sviluppo di echi, rimandi, risonanze. Esito (o recupero) dell’inesauribile suggestione del classico, fungibilità dentro la permanenza, eterno ritorno e risemantizzazione degli archetipi.
Per il numero dedicato all’Analogia di GUD questa varietà – che più ancora che nei numeri precedenti corrisponde a varietà delle scritture – trova spazio e disposizione in un rinnovato progetto grafico. Il nuovo layout, che GUD si dà a partire da questo numero, ci pare anche più del precedente limpido e chiaro, capace di dare risalto a immagini e disegni e di accomodarli nello spazio bianco della pagina, in armonia con il testo e con la sua leggibilità.
Stefano Termanini, direttore responsabile GUD
Descrizione
Dove si colloca l’analogia tra gli strumenti del pensiero e quali relazioni è in grado di
stabilire con l’architettura?
Per la sua stessa natura, ci avvertiva oltre mezzo secolo fa il filosofo Enzo Melandri,
l’analogia occupa una posizione intermedia tra il pensiero puramente formale
e quello contenutistico, dove il primo viene comunemente identificato, in sede
teoretica, con la logica e il secondo con l’insieme dei procedimenti di pensiero che
possiamo ricondurre alla sfera psicologica. E se da un lato l’analogia richiama una
famiglia di concetti, problemi e pratiche che ruotano intorno a un nucleo spesso
inafferrabile, un principio interno di analogia, dall’altro la componente analogica
di un’opera appare la più evidente, quella che si fatica di più a nascondere,
a mascherare. Così, tra le altre conseguenze, l’analogia tende a sottrarre le
architetture dal loro naturale stato di solitudine, e, fattasi racconto, volendo parlare
del già noto finisce per parlare dell’ignoto [Valter Scelsi, vicedirettore GUD].